Carola Gatta

Occupy

Un appartamento in una zona tranquilla, grande abbastanza, luminoso, confortevole. Spazi adeguati ad una serena vita familiare, razionalmente assegnati alle loro funzioni, in modo semplice senza ridondanze, un posto per ogni cosa e ogni cosa al suo posto.
Tre figli, due adolescenti e uno di 9 anni.
Con il crescere dei suoi abitanti, la casa gradualmente si adegua. Gli spazi vengono dapprima ottimizzati, poi aumentati. Luoghi poco sfruttati diventano sempre più utilizzati, arrivano nuovi arredi, più posti per nuove cose, un posto per ogni nuova cosa.
La casa inizialmente sembra quella di prima, soltanto più abitata, più viva.
Ma ecco che compaiono piccole trasformazioni, inizialmente impercettibili, banali turbative dell’ordine dovute alla quotidiana attività dei nuovi abitanti della casa. Ad un primo sguardo distratto potrebbe sembrare solo un po’ di disordine dovuto a qualche oggetto fuori posto.
Pian piano le piccole trasformazioni diventano sempre più presenti, sempre più inaspettate, sempre più invadenti. T’illudi che ancora nulla sia cambiato, è solo un problema di tempo, non c’è sempre il tempo di rimettere tutto a posto.
E invece no. Un occhio esterno alla quotidianità della casa li percepisce subito. Sono piccoli segni ma sono chiaramente i segnali di una vera e propria invasione aliena.
Un’invasione che non risparmia nessun luogo e nessun ambiente, fatta di tanti, tantissimi piccoli elementi disseminati disordinatamente qua e là In ogni armadio, cassetto, muro, pavimento.
Non c’è più un posto per ogni cosa e ogni cosa, come per reazione, cerca un nuovo posto. Gli oggetti sembrano dotati di un proprio senso estetico, ma di un’estetica surreale, che stravolge la funzione che avevi programmato per gli spazi.
Quando meno te lo aspetti e quasi sempre evocato dall’arrivo di qualche ospite, ecco comparire un giocattolo nel cassetto delle posate, una scarpa sotto la credenza, una figurina tra i cuscini del divano.
Le file di bicchieri a calice allineati nella cristalliera diventano improvvisamente filari di alberi che delimitano la strada idealmente percorsa da un’automobilina.
Il sale grosso caduto sulla dispensa diventa una trincea di montagna da scalare e conquistare. Accanto alle vetrate del soggiorno sfrecciano aeroplanini solcando i cieli sopra i divani oramai divenuti trampolini elastici per giochi da circo.
Dietro le porte possono nascondersi sentinelle indiane e attraverso gli stipiti s’intravedono le canne di fucile dei cecchini appostati.
Gli abitanti della casa non ci fanno poi così tanto caso, ma un occhio esterno e imparziale come quello della macchina fotografica l’invasione la vede benissimo.

Project Details

Il progetto "Occupy" è stato selezionato ed esposto il 5 marzo 2016 presso L'Ex-Dogana di San Lorenzo per la serata "Female in March"organizzata da Officine Fotografiche ed Obbiettivo Donna.
E' stato tra i progetti selezionati nel 2016 nell'ambito del contest "Women photographers exhibition" di LuganoPhotodays 2016.